dismorfismi cranici
Durante la valutazione del lattante ci si sofferma in particolar modo sull’esame del cranio. Escludendo le patologie maggiori come microcefalia, macrocefalia e craniostenosi (precoce saldatura di una o più suture cranica) che necessitano di un approfondimento diagnostico sia medico che strumentale, ci possono essere dimorfismi minori di pertinenza osteopatica e fisioterapica.
Uno dei dimorfismi più frequenti è la plagiocefalia posizionale, riscontrata con una prevalenza che va dal 37,811 al 46,622% dei casi a seconda degli studi presi in esame.
La plagiocefalia è un'anomalia morfologica del cranio, greco plagios (obliquo) e kefhale (testa), significa deformazione della testa, caratterizzata da un appiattimento unilaterale del compartimento occipito-parietale della volta cranica, più frequente a destra1,2.
L'unilateralità della deformazione fa sì che la testa presenti un'asimmetria, tale da renderla molto simile a un parallelogramma di tipo romboide.
Un altro dimorfismo di frequente riscontro è la brachicefalia, caratterizzata da un appiattimento generalizzato del compartimento occipitale (quindi posteriore) della volta cranica.
L'appiattimento (o schiacciamento) fa sì che la testa appaia sviluppata in ampiezza e assai più corta, rispetto al normale.
Fattori di rischio
I maggiori fattori di rischio per una plagiocefalia posizionale sono: la posizione supina durante il sonno, la preferenza di posizione, la cura del bambino unilaterale (prenderlo in braccio, lavarlo sempre con la stessa mano), sesso maschile, ridotta mobilità del collo, troppo poco tempo prono, primogenito, gemellarità e prematurità.8
Perché è importante riconoscerle e trattarle
Al di là di fattori estetici più o meno trascurabili si è visto che, nelle forme più severe di plagiocefalia posizionale, si possono riscontrare una maggiore prevalenza di malocclusioni dentarie7, maggiori difficoltà motorie5 e una maggiore predisposizione a difficoltà cognitive6.
Cosa fare: approccio fisioterapico e osteopatico
La fisioterapia e l’osteopatia, soprattutto se effettuate precocemente, permettono un miglioramento più rapido e un miglior esito10,11.
Con l’approccio fisioterapico si va a valutare lo sviluppo neuromotorio del bambino e la sua motricità e attraverso manipolazioni e piccoli esercizi adeguati alla sua età si rinforza la muscolatura e si facilita il raggiungimento delle prime tappe motorie. Viene ad esempio migliorato il controllo del capo e il mantenimento della posizione prona da sveglio.
Con l’approccio osteopatico si valutano e si vanno a trattare eventuali disfunzioni rilevate nella mobilità cranica, attraverso la palpazione e l’ascolto.
Cosa fare: a casa
Si è vista l’importanza di un buon addestramento dei genitori e di chi si prende cura del neonato nel variare spesso la posizione e fare attenzione a posture prevalenti3 fermo restando l’importanza della posizione supina durante il sonno per prevenire la SIDS.4
- Variare spesso la posizione del bambino da sveglio: prono e decubito laterale (cercare di metterlo in decubito laterale dalla parte opposta a quella preferita; ci sono dei cuscini appositi oppure si può utilizzare un asciugamano o inclinare leggermente il materassino lateralmente.
- Variare la provenienza degli stimoli sonori e luminosi ad esempio cambiando l’orientamento del bambino nella culla
- Tenerlo in braccio e lavarlo alternando gli arti
- Utilizzare fascia o marsupio
- Approfittare del momento del cambio per tenerlo in posizione prona (per facilitare questa posizione si può mettere un asciugamano piccolo arrotolato sotto le braccia del bimbo)
BIBLIOGRAFIA
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